Le Antigoni
di Renato Iannì
in collaborazione con Assessorato alla Cultura del Comune di Vigliano Biellese
Teatro Erios di Vigliano Biellese
Lunedì 4 giugno 2007 – ore 21
liberamente tratto da Antigone di Sofocle
Prima assoluta
Interpreti
Antigone (Silvia Barbin), Antea (Giovanna Prato), Creonte (Antonio Pinna), Ismene (Elena Rigola), Tiresia (Umberto Bolzon), Dania (Consuelo Baù), Meda (Monica Garella), Emone (Enrico Zanchetta), Corifeee (Elisa Cicero, Elisa Morassi), Ancelle/Coro (Bertilla Bertesina, Stefania Chiorino, Silvia Ferrari, Cinzia Novaretti, Cinzia Rossetti, Giulia Rossi), Guardie (Michel Orlando, Giuseppe Peta).
Giulia Rossi (arpa celtica) – Cinzia Rossetti (canto)
Coreografie e regia: Renato Iannì
Collaborazioni: Marina Antoniotti – Roberto Borchia – Erica Castagnetti
Ingresso: posto unico 10 euro.
Antigone è figlia e sorella, Antigone è eroina e martire, Antigone è il simbolo di chi si oppone alle fredde leggi dello stato in nome dei sacri diritti della famiglia e del sangue.
La tragedia, che Sofocle ha scritto intorno al 441 a. C., segue la vicenda di Antigone, figlia di Edipo, che ha visto morire i propri fratelli, Eteocle e Polinice, in una guerra che li vedeva combattere l’un contro l’altro.
Creonte, il nuovo re di Tebe, fa seppellire Eteocle con gli onori da eroe, ma decreta la morte per chiunque seppellisca Polinice, reo di avere attaccato la propria terra.
Antigone sfida la morte pur di dare onorata sepoltura a suo fratello, divenendo modello ideale dell’eroina ribelle contro ogni ingiustizia.
Per questo, autori come Anouilh e Brecht si sono lasciati affascinare da lei e ne hanno riscritta la storia, ponendola contro ogni discriminazione, razziale o religiosa, in nome di una giusta umanità.
Le Antigoni di Renato Iannì
“Le Antigoni” di Renato Iannì riprende Antigone di Sofocle e la scarnifica fino all’essenziale per accostarla ad Antea, una donna del nostro tempo, che vive tra i sogni e la realtà senza riuscire a decidere tra la carnalità che porta dolore e la leggerezza della nebbia onirica.
Le sue scelte devono avvenire tra un mondo in cui “ogni respiro è soffocato, ogni gesto è stretto da ragnatele di ferro e di occhi, ogni pensiero è chiuso in gabbia insieme a desideri che grugniscono” e quello dei sogni, in cui “potrà partorire un’altra se stessa” senza bisogno di farsi esplodere per trovare uno spazio vitale per la libertà.
Le due vicende si sfiorano scorrendo sullo stesso spazio scenico e poi si incontrano in due differenti finali, che opporranno la tragedia della morte a quella della vita, mentre si fa luce una speranza da afferrare giorno per giorno: “Ho sorpreso il giardino a guardare le stelle. Era bagnato dalla rugiada, stesa sull’erba ad attendere il sole. É bello un giardino che non pensa ai passi degli uomini che lo calpesteranno ancora”.
Note sullo spettacolo
“Le Antigoni”, scritto e diretto da Renato Iannì è un evento che nasce dalla collaborazione tra Teatro Stabile di Biella e Assessorato alla Cultura di Vigliano Biellese, con cui è stato attivato il Laboratorio teatrale ScenAperta che ha svolto la parte finale del lavoro di quest’anno nella preparazione della messa in scena.
Lo spettacolo unisce attori che da anni frequentano i Laboratori del Teatro Stabile ad altri al primo debutto e si lega alle esperienze che hanno prodotto spettacoli che appartengono alla storia del teatro biellese: “Maria Stuarda”, “Schifo”, “Elektra”, “Faust, demoni e clown”.
In scena saranno venti interpreti, tutti protagonisti assoluti di uno spettacolo che racconta miti e verità, attraverso l’orchestrazione di suggestive coreografie, di azioni dal forte impatto fisico e vocale, di una coralità in continuo dialogo con gli assolo, di materiali e costumi che trasformano in quadro emotivo ogni sequenza.
Dopo “Elektra”, Iannì affronta e reinventa per la seconda volta un testo di Sofocle, per rivelarne la profonda attualità, che rende immediato il rapporto tra la materia, dominata dal potere opprimente, e il sentimento dell’anima, in cerca di spazio e di linfa vitale.
Nell’arena c’è l‘uomo (e la donna), tra le briglie sociali e la libertà individuale